O almeno, a me è successo così. Erano anni che avevo abbandonato la passione per l’astronomia, ma in questo periodo di forzato ritiro ho potuto realizzare quello che mi frullava nella testa da un po’: rispolverare l’attrezzatura, rimasta ferma da più di 10 anni, e dedicarmi di nuovo a questa meravigliosa passione. E così, per merito anche di mia moglie che è incline a assecondare tutti i miei capricci, ci siamo messi di buona lena a pulire ottiche e sostituire condensatori (ebbene si, il mio telescopio, un LX200 da 10 pollici, era di quelli che “prendevano fuoco” a causa di condensatori al tantalio che mal reggevano i 18v di alimentazione). Ci è voluto un po’ di tempo per mettere a punto tutto, la tecnologia in 10 anni ha fatto passi da gigante ma alla fine, tra prove e “paroline magiche”, ora tutto funziona. Rimane il problema che l’LX200 in configurazione equatoriale è un pachiderma da un quintale, un po’ sprecato come supporto per un APO da 80 mm che uso per l’astrofotografia; però per il momento questo c’ho e questo uso. La montatura a forcella non eccelle in nulla ma fa bene il suo lavoro, se si è disposti a fare un po’ i contorsionisti per cercare di guardare nell’oculare durante l’allineamento. Quello che impressiona, se si considera che si tratta di un progetto del 1993, è la precisione di puntamento e le funzioni, che sostanzialmente sono identiche a quelle di montature progettate 25 anni dopo.
Qua sotto vi mostro i miei primi tentativi di fotografia digitale. Non siate troppo severi, con photoshop sono un asino. Per ora so solo regolare il livello del nero e stretchare le curve.
Ad maiora
Leonardo Landi