Riprendiamo da dove avevamo lasciato, anche per soddisfare la curiosità di chi sta seguendo la fase di restauro; dopo il trasporto del telescopio e i festeggiamenti in sede, finalmente è arrivata la fase dello smontaggio e del controllo ottiche del nuovo telescopio, anzi, dei nuovi telescopi, perchè insieme al newton c’è anche il rifrattore da 1500 completamente in ottone. Ed il lavoro è partito da quello. Non è stato proprio banale perchè, fra ossido e vernice, per riportarlo agli antichi splendori c’è voluto un bel po’ di quell’olio che gli operai anziani mandavano a comprare agli apprendisti (i c.d. “boccia”, nel nostro vernacolo), detto anche olio di gomito.
Non era proprio bellissimo, portava i segni del tempo e dell’uso, ma siamo riusciti a ritirarne fuori la sua lucentezza con tanta pazienza, paste abrasive, acetone, panni di lana e sana voglia di rivederlo bello come in origine.
Diciamo che in un paio d’ore, distribuite naturalmente nelle varie serate infrasettimanali, siamo riusciti a concludere il difficile lavoro di rimozione della vernice protettiva e della rilucidatura,
E’ incredibile di quanto sia bello questo telescopio una volta rimessa a posto la cella col doppietto ed il focheggiatore. Sarà rimontato una volta rimesso a posto il telescopio principale.
Il venerdì successivo si ricomincia a lavorare sul telescopio principale, partendo dal controllo dell’ottica Zen, costruita con un bel vetro Pyrex di oltre 5 cm di spessore e, nonostante gli anni, sempre perfettamente alluminata. Per andare a vedere il telescopio prima dell’acquisto portammo con noi Lodovico Marchetti, molto conosciuto fra gli astrofili locali soprattutto per la sua bravura nella fabbricazione degli specchi. A chi affidarsi se non ad un esperto come lui? E sempre a lui è stata affidata la parte del controllo dello specchio primario da 12″.
Una volta posizionato lo specchio primario Lodovico si è messo alla distanza pari al doppio della lunghezza focale e, con la sua attrezzatura autocostruita, ha cominciato a verificare la bontà della parabola.
Una volta posizionati tutti gli alambicchi Lodovico è passato al controllo dimensionale e qualitativo della parabola
Nel frattempo che Lodovico testava l’ottica noi cominciavamo a smontare il supporto del telescopio per liberare l’asse di declinazione, al fine di motorizzarlo. Si, perchè la montatura di Marcon non era motorizzata in declinazione, mentre noi la trasformeremo in una montatura computerizzata motorizzata sia in AR che in DEC.
Una volta trovato il fuoco, al doppio della lunghezza focale, abbiamo potuto verificare la bontà del primario, riuscendo tra l’altro a fotografare il reticolo di Ronchi con il cellulare, che andiamo a proporre. Dice Lodovico che, anche se un po’ troppo scavata, l’ottica è perfetta. E ne siamo felici.
Concluso quindi il controllo dell’ottica del primario, passiamo al doppietto del rifrattore. Lo smontiamo, non riusciamo a capire che strano liquido si trovi fra le due lenti, ma non ci scoraggiamo ed iniziamo la pulizia di base, effettuata con carta di riso antigraffio e alcool isopropilico.
Adesso che anche il doppietto è pulito, sistemato, riallineato e incellofanato, la serata non è ancora finita. Alcuni di noi nel frattempo stavano smontando il supporto del telescopio primario per poter accedere liberamente alla forcella e smontarla in tutta tranquillità. Le difficoltà non sono state poche, in quanto alcuni angolari sono stati saldati alla forcella dopo aver montato il supporto principale, pertanto abbiamo dovuto rimuoverli con le cattive, ossia disco da taglio e frullino.
Per i lavori sulla motorizzazione dell’asse di declinazione ci siamo rivolti a Michele Raffaetà, ben conosciuto nell’ambiente in quanto realizza montature di precisione veramente robuste e totalmente artigianali, molto belle e soprattutto robuste, un made in Italy ben diverso dal made in China che noi astrofili siamo ormai abituati a vedere. Il made in Italy però si nota soprattutto nella nostra montatura, la forcella equatoriale di Marcon, si può dire che veramente “è fatta di ferro”.
In effetti peso, robustezza, grandezza adatta anche per un telescopio da 40 cm sono i segni distintivi di un grande costruttore di montature e telescopi, e noi siamo contenti di avere una Marcon su cui stiamo lavorando con grande lena. Tra l’altro bisogna anche dire che il trovarsi in sede a lavorare insieme, in modo del tutto volontario, è un grande collante per il gruppo.
Il restauro e la modernizzazione di questa montatura (e successivamente del tubo) sono necessari, in quanto il telescopio verrà poi montato in sede fissa e successivamente remotizzato, così da poterlo usare anche non in presenza. Si, abbiamo idea di dove metterlo ma per adesso non ci pronunciamo. Oltre al supporto viene smontata anche la forcella, di modo da avere libero accesso all’asse di AR per poterlo poi smontare più agevolmente e controllarlo.
Siamo giunti alla fine di un altra serata di lavoro e fino qui vi abbiamo fatto un riepilogo delle operazioni. Operazioni che naturalmente sono già riprese e che vi racconteremo più avanti. Non spoileriamo, siamo già un bel pezzo avanti ed intanto, ringraziandovi se siete arrivati fino qui con la lettura, mettiamo insieme i pezzettini per un racconto successivo. Cieli sereni!