AstroVersilia

Qualche tempo fa, in un noto locale Versiliese ci siamo trovati, abbiamo parlato di fronte ad una birra ed abbiamo creato un gruppo di appassionati astrofili

Il nostro è un gruppo libero il cui scopo è quello di accomunare le persone che condividono la nostra passione: l’Astronomia. Ci piace fotografare, divulgare, giocare ma soprattutto ci piace conoscere le meraviglie del cielo notturno.

Se la pensi come noi e ti piace condividere la tua esperienza, aiutandoci a progredire sei il benvenuto.

Un caro saluto,

Lo Staff di AstroVersilia

Febbraio 2021, Cielo del Mese

UAInews: https://www.uai.it/sito/news/uai-divulgazione/cielo-del-mese-di-febbraio-2021/

Possiamo definirlo il mese di Marte, non tanto per la specifica visibilità del pianeta rosso (l’opposizione si è verificata lo scorso mese di ottobre, nel 2020), quanto per il previsto arrivo delle tre sonde interplanetarie che già ben conosciamo.

Marte sarà l’unico pianeta, tra quelli visibili ad occhio nudo, osservabile nelle prime ore della notte.

Sarà quindi suggestivo ammirare il pianeta sapendo che lì intorno ci sono le sonde che lo stanno raggiungendo. Anticipo la notizia che anche la UAI parteciperà all’evento con delle dirette web (“Mars Nights”, 18 e 19 febbraio.

http://divulgazione.uai.it/index.php/Cielo_di_Febbraio_2021#PIANETI

Marte: Al calare dell’oscurità lo si può facilmente individuare a Sud-Ovest. Possiamo seguirlo poi verso Ovest per vederlo tramontare nelle ore centrali della notte. Fino al giorno 24 prosegue il suo percorso nella costellazione dell’Ariete. Negli ultimi giorni del mese lo vedremo nella costellazione del Toro, dove lo vedremo avvicinarsi all’ammasso stellare delle Pleiadi.

http://divulgazione.uai.it/index.php/Cielo_di_Febbraio_2021#CONGIUNZIONI

Da non perdere la congiunzione Luna – Marte proprio la sera del 18 febbraio (la data di arrivo del rover Perseverance):

http://divulgazione.uai.it/images/Cdm_20210218_2200_CongiunzioneLunaMarte.jpg

La Luna, a un giorno dal Primo Quarto, si trova insieme a Marte nella costellazione dell’Ariete.

Gli altri pianeti sono di difficile osservazione, trovandosi vicino al Sole, bassi sull’orizzonte orientale nella luce dell’alba. E’ comunque suggestiva la concentrazione di tre pianeti nella costellazione del Capricorno: Venere, Giove e Saturno.

Già nei primi giorni del mese potremo osservare numerosi passaggi della Stazione Spaziale Internazionale in comodo orario serale:

http://divulgazione.uai.it/index.php/Cielo_di_Febbraio_2021#OSSERVARE_LA_STAZIONE_SPAZIALE

Potremo continuare ad ammirare le costellazioni invernali:

http://divulgazione.uai.it/index.php/Cielo_di_Febbraio_2021#COSTELLAZIONI

Il cielo è ancora dominato dalle grandi costellazioni invernali. Protagonista del cielo in direzione meridionale è sempre Orione, con le tre stelle allineate della cintura (da sinistra: Alnitak, Alnilam e Mintaka) ed i luminosi astri Betelgeuse (rossa) e Rigel (azzurra).

Più in alto troviamo ancora le costellazioni del Toro con la rossa Aldebaran, la costellazione dell’Auriga con la brillante stella Capella, i Gemelli con le stelle principali Castore e Polluce. A sinistra in basso rispetto ad Orione, il grande cacciatore, nella costellazione del Cane Maggiore, brilla la notissima Sirio, la stella più luminosa del cielo.

Cieli sereni !

Fonti: Commissione divulgazione UAI – Unione Astrofili Italiani

Trio di nebulose IC 405 – IC 410 – IC 417

Il grande campo che ho ripreso nelle notti del 07-08-17-18 di Novembre scorso, per un totale di quasi 11 ore di esposizione, mostra 3 nebulose ad emissione situate nella costellazione invernale dell’Auriga: IC 405, IC 410 e IC 417. La prima (detta Flaming Star, sulla destra del campo inquadrato) dista circa 1600 anni luce da noi e si trova nei pressi della stella AE Aurigae; la seconda (IC 410 – Nebulosa “Girino”, nel centro/sinistra del campo inquadrato) distante circa 20.000 anni luce si trova nei pressi di un ammasso aperto di stelle di recente formazione (NGC 1893) e mostra al suo interno un isieme di filamenti che nella loro forma sembrano appunto dei girini; la terza ed ultima nebulosa, IC 417 (Nebulosa Ragno, in alto sulla sinistra del campo inquadrato) che dista circa 7.500 anni luce e che si trova in una zona ricca di processi di formazione stellare.

Le due immagini che propongo sono delle composizioni in banda stretta: HA, (idrogeno), OIII (ossigeno), SII (zolfo), la prima elaborata con la tecnica “Hubble Palette” (utilizzata appunto dal telescopio Hubble) dove vengono attribuiti dei falsi colori ad ogni gas presente in ogni nebulosa al fine di esaltarne le strutture e i dettagli:

IC405410417-HP

Immagine 1 di 1

La seconda invece è il frutto di una combinazione di colori classica derivante da un’equazione consigliatami dal socio e collega astroimager Leonardo Landi:

IC405410417-RGB

Immagine 1 di 1

Avevo messo ai voti le due immagini sul gruppo e aveva stravinto la versione in “Hubble Palette”, ma io trovo molto romantica la seconda versione (più classica). Entrambe le immagini sono frutto della tecnica delle “Tone Maps” create sui singoli canali ripresi.

Dettagli di acquisizione/elaborazione:

  • Takahashi FS 60CB ridotto a 264 mm;
  • Moravian G2-8300l + filtri Astronomik Ha, OIII, SII – (12 nm);
  • Guida con SX Lodestar x1 su Primaluce Lab 60mm CompactGuide;
  • Pose: 24x600s Ha – 43x300s OIII – 20x600s SII;
  • Acquisizione e gestione delle sessioni: Starkeeper Voyager;
  • Elaborazione immagini: Pixinsight.

L’ammasso Albero di Natale, la nebulosa Cono e la nebulosa Pelliccia di Volpe – NGC 2264

Il complesso dell’Albero di Natale nella costellazione dell’Unicorno è a mio avviso uno degli oggetti più belli del cielo invernale. Si tratta di una vasta area Ha che fa parte del complesso di Barnard 33, e rispetto a esso è collocato immediatamente a ovest, nei pressi della famosa Nebulosa Rosetta. Al pari della nebulosa Velo, è uno dei bersagli che ho sempre sognato di fotografare, anche se a differenza di quest’ultima, l’Albero di Natale mi transita in una zona del cielo che mi ha fatto prendere in seria considerazione l’ipotesi di attaccarmi alla motosega e tirare giù una magnolia di una decina di metri che ho in giardino.

Problematiche di acquisizione a parte, questa nebulosa è risultata particolarmente gratificante da fotografare, in quanto presenta tutta una serie di formazioni nebulari differenti quanto a conformazione e scala dei dettagli, come si vede bene dalla luminanza dell’immagine qui sotto.

Per l’elaborazione, come faccio spesso sulle nebulose, mi sono affidato alla tecnica delle tone maps, originariamente inventata dall’astrofotografo finlandese J.P. Metsavainio.

Si parte dalla creazione delle tre tone maps per i canali Ha, OIII e SII. Il primo passo è rimuovere le stelle, quindi si applica una fortissima riduzione del rumore dal momento che i dettagli saranno contenuti nella luminanza che inseriremo alla fine e quindi le tone maps ci servono solo per “colorare” l’immagine finale.

Le tone maps vanno quindi rese non lineari, e qui casca l’asino perchè il canale più debole sarà inevitabilmente rumoroso e quindi ecco il motivo della riduzione del rumore potente potente che abbiamo applicato prima.

Il risultato ottenuto per i singoli canali delle tone maps è questo

A questo punto siamo pronti per creare la nostra bella crominanza: PixInsight mette a disposizione diversi strumenti per questo, ma io mi affido a pixelmath che mi consente di gestire il “peso” dei vari canali tramite una serie di fattori moltiplicativi che posso modificare a piacimento.

In questo caso, i colori che avevo in mente erano un azzurro ghiaccio nelle zone OIII, il giallo nelle zone SII e il rosso natalizio in tutto il resto dell’immagine, inondata di Ha.

Ovviamente come sempre poi le intenzioni si scontrano con la realtà, e quindi un “blend” matematico dei canali così come babbo li aveva fatti, portava a un’immagine praticamente tutta rossa, a causa della potenza del segnale Ha.

Girando in internet mi sono però imbattuto in una interessante espressione di PixelMath, che rende di fatto “dinamico” il blending. In pratica, partendo dal presupposto che ogni canale dell’immagine RGB finale sarà composto da un po’ di Ha, SII e OIII, si parte dall’immagine più debole e si usa per riscalare le altre in proporzione. In questo caso, ad esempio per il canale G, sarebbe come dire “Dove l’OIII è forte, metti l’OIII e riscala l’Ha, dove l’Ha è forte metti l’Ha e un po’ di SII).

Probabilmente la faccenda è più facile da vedere a schermo che da immaginare, quindi vi lascio il link al sito di chi ha inventato questo sistema che a me piace tantissimo.

The Coldest Night – Dynamic Blending in PixInsight

L’ultimo passo prima di passare ai ritocchi “cosmetici” è stato quello di aggiungere la luminanza, a cui per la verità ho fatto molto poco se non esaltare un pochino i contrasti e applicare uno stretch non lineare.

Come accade sempre però con le immagini in banda stretta, il risultato ottenuto dal blending è ben lontano dal risultato finale che vogliamo ottenere: quindi, con una serie di ritocchi di saturazione, contrasto e HUE shift, ho cercato di arrivare alla colorazione che avevo in mente.

Ultimamente vanno di moda le immagini di nebulose senza stelle, ma questo è un albero di Natale e le palline ci vogliono: quindi ho raccolto un po’ di dati in RGB per ottenere il colore più naturale possibile delle stelle. La cosa richiede veramente poco tempo, e lo farò per ogni futura immagine a banda stretta. Di fatti, ho ripreso solo circa 5 min per canale RGB. Dopo la combinazione dei tre canali, ho immediatamente stretchato l’immagine e estratto le stelle con Starnet, senza curarmi di rimuovere i gradienti o ridurre il rumore.

Per reinserire le stelle, ho usato due maschere, una per quelle di dimensioni maggiori (che ho usato anche per saturarle e renderle belle colorate) e una per quelle piccole. In questo modo ho potuto controllare esattamente quante stelle reinserire, e di che dimensione. In pratica, per non avere stelle ovunque che rubano la scena alla nebulosa, invece che erodere le stelle più piccole direttamente dall’immagine mi sono limitato a escluderle dalla maschera, così da non reinserirle.

Come ultimo tocco, una cornice grigia che esalta i colori di questa meravigliosa nebulose e la stacca dalle tinte piatte del desktop. Spero vi piaccia, credo che sia la singola immagine con cui mi sono divertito di più in assoluto. I dati erano di ottima qualità e la nuova ASI 1600MM si è dimostrata una bomba anche in banda stretta.

Dettagli di acquisizione:

ASI 1600MM su Astroprofesisonal 80/448, filtri Optolong Ha (7nm), OIII (6.5 nm), SII (6.5 nm) da 31 mm

Pose:

61X360s Ha

101X360s OIII

33X480s SII

Acquisizione con NINA, Postprocessing con PixInsight.

Le Pleiadi – M45 – dal cielo di Forte dei Marmi

L’ammasso aperto delle Pleiadi è probabilmente l’unico oggetto del profondo cielo facilmente visibile ad occhio nudo. Da un cielo suburbano inquinato come quello di casa mia (Bortle 6), nelle nottate senza Luna è possibile riuscire a risolvere dalle 4 alle 6 stelle. Quello che però nessun cielo può farci vedere ad occhio nudo sono le magnifiche nebulose a riflessione che circondano le “sette sorelle”, e le ancor più magnifiche nebulose oscure che velano l’intera costellazione del Toro.

L’ammasso delle Pleiadi è composto da circa 1000 membri, per la maggior parte stelle giovani e molto calde da poco entrate nella sequenza principale e attorno alle quali si suppone che siano in formazione diversi sistemi planetari. Attualmente l’ammasso delle Pleiadi sta transitando all’interno di una zona densa di mezzo interstellare: quest’ultimo, illuminato dalla luce delle stelle che compongono l’ammasso, crea i meravigliosi veli che costituiscono la nebulosità a riflessione.

Riprendere un oggetto come questo da un cielo cittadino è un po’ un atto di masochismo. L’inquinamento luminoso e i gradienti da esso causati rendono quasi impossibile catturare le nebulose oscure, mentre per definire le nebulose a riflessione sono necessarie ore e ore di integrazione. Un risultato come quello in foto, da un cielo buio è ottenibile con una-due ore di esposizione, mentre a me sono servite due notti! Però si sa, se fosse facile non sarebbe divertente. E così approfittando della Luna nuova di Novembre ho dedicato poco più di 10 ore all’acquisizione di dati LRGB attraverso filtri Optolong da 31mm non montati. Come camera di ripresa ho usato la ASI 1600 MM che ho da poco acquistato. Per ottimizzare il tempo di buio ho usato un pattern di ripresa LL->LLRRGGBB–>. In pratica ho suddiviso l’esposizione in “loop” e per ognuno ho ripreso 4 immagini di luminanza da 100s e 2 immagini per ogni filtro RGB da 120s. Per venire a capo del rumore fisso della ASI, per ogni ciclo eseguivo due dither così da non aver mai più di due pose identiche. L’intera fase di ripresa è stata gestita dal favoloso programma N.I.N.A.

Per il postprocessing ho usato esclusivamente PixInsight. Dopo aver calibrato le immagini con rispettivi dark e flats, ho estratto i gradienti (ebbene si, anche un po’ di nebulose oscure, ma di quello me ne sono accorto tardi) e quindi ho composto la crominanza combinando i tre filtri R,G e B. Per la luminanza ho applicato una buona deconvoluzione (merito delle pose corte che hanno restituito stelle puntiformi senza problemi di guida). A quel punto sono passato allo stretch e alla combinazione LRGB. Come ultime correzioni, un po’ di riduzione del rumore (che per la verità era poco, a causa del raffreddamento della camera e dei molti frames combinati) e ho saturato a piacere. A questo punto sono emerse le nebulose oscure! Ho cercato di salvare il salvabile, ma un po’ di queste se ne erano andate assieme ai gradienti. Pazienza…rielaborerò i dati in un prossimo futuro.

Dettagli di acquisizione: Astroprofessional 80ED e ASI 1600MM-P. Filtri Optolong 31mm LRGB.

RGB: 56 X 120s per ogni filtro

LUM: 183 X 100s.

Cieli sereni

Leonardo